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THE MILLIONAIRE
(SLUMDOG MILLIONAIRE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 gennaio 2009
 
di Danny Boyle, con Dev Patel, Anil Kapoor, Freida Pinto, Madhur Mittal (Gran Bretagna,Stati Uniti, 2008)
 

Possibile che l'orfanello proveniente dalle baraccopoli infernali di Mumbai sia riuscito ad azzeccare le dodici domande che conducono ai miliardi di rupie della versione indiana del quiz televisivo “Chi vuol essere milionario”? Per capirci qualcosa, la polizia comincia addirittura a torturarlo. Mentre Danny Boyle, l'autore scozzese di Transpotting, seguito dagli altalenanti The Beach, esordio in bermuda di un Leonardo Di Caprio psichedelico, e dal fantascientifico Sunshine, al tema delle conseguenze della rincorsa al denaro ci crede da sempre.


Logico che sposi le spiegazioni dell'adolescente (e le pieghe dell'abile e furba sceneggiatura che Simon Beaufoy di Full Monty ha tratto dal bestseller di Vikas Swarup, Le dodici domande): ad ognuna delle domande corrisponde un episodio della sua vita tribolata, eccitante, magari esemplare nell'India degli straccioni, nei bassifondi che cedono il posto ai grattacieli. Imprimendo nella memoria del protagonista una serie di flashback, che finiscono così per tradurre il messaggio del film: si è padroni del proprio destino, si può meritare anche la fortuna.


Successo clamoroso, prima del romanzo e ora del film. Primo fra tutti, com'era prevedibile, presso la platea più ricettiva a quel genere di sogno, quella americana, che ai motivi ampiamente consensuali veicolati dal film sta preparando la strada che conduce direttamente, c'è da scommetterci, agli Oscar. Poiché The millionaire si costruisce non a caso su pregi e difetti fatti apposta per mettere una maggioranza d'accordo.


Una regia disinvolta e tecnicamente “moderna” (le nuove cineprese maneggevoli che entrano di sorpresa fra la masse più diffidenti), capace di restituire una resa “neorealista” quando si tratta di aderire alla miseria dell'origine; poi, di scivolare progressivamente in quella dell'azione, del design ed infine del musical-pop quando ci si eleva dalla mini-criminalità a quella più sofisticata, allo show business e alle leggi del mercato sregolato. E una sceneggiatura che, dopo il flirt reclamato con Oliver Twist, finisce per impalmare (com'è logico) i fasti commoventi, melodrammatici o (a seconda dei gusti) platealmente kitsch della commedia bollywoodiana, arrischiando (ma non esageriamo) il fidanzamento con il Frank Capra dell'aiutati che Iddio t'aiuta.


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